Artemisia vulgaris
Asteraceae
Pianta perenne alta fino a 1 m con foglie verdi e piccoli fiori gialli riuniti in capolini; spontanea in campi incolti fino a 1000 m.
Stropicciata emana un forte odore di Wermut.
L'artemisia è una pianta lunare, come testimonia l'origine del nome che, secondo Plinio, deriva da Artemide, dea delle selve, dello spirito selvatico ed arcaico nonché protettrice delle donne e del parto.
Fino da tempi antichi, era infatti conosciuta la sua capacità di contrastare false gravidanze, di favorire il parto e di combattere i veleni.
L'artemisia è una delle piante di San Giovanni; in quella notte magica solstiziale, nelle campagne, si riteneva che sotto alle radici crescesse un carbone capace di proteggere dai fulmini e dalla peste, quindi chiunque lo avesse raccolto in quelle ore e conservato in casa o attaccato ai vestiti sarebbe stato salvo.
A Roma, l'artemisia veniva portata sul corpo o sul capo per difendersi dagli spiriti maligni.
Secondo una leggenda cristiana, l'artemisia nacque nel Paradiso Terrestre ed ostacolò il cammino del serpente che voleva indurre Eva nel peccato: trovarsi pertanto su un cammino così simbolico per l'uomo, quello del peccato cui consegue ogni male e la morte, ebbe conseguenze straordinarie: sulle carrozze, soprattutto quelle del servizio pubblico, veniva dipinta un'artemisia con funzione apotropaica, affinché proteggesse dagli incidenti e, fino al 1930, sulle porte delle vetture.
L'artemisia oltre a proteggere dal maligno e dagli accidenti, era anche simbolo di incorruttibilità: motivo per cui veniva mescolato il suo succo all'inchiostro per preservare la carta dalle tarme.
N.B.
Le artemisie sono potenzialmente tossiche.